E’ online sul sito Waterpolo24 la bellissima intervista di Daniele Elefante a Marco Paganuzzi che, attraverso l’Abbecedario, racconta la sua esperienza come uomo, come allenatore ma soprattuto il suo grande “amore” per il Quinto!
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Dal Sito Waterpolo24.com di Daniele Elefante
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L’Abbecedario di Paganuzzi: vivere per il Quinto il suo più grande successo.
Daniele Elefante – 22 aprile 2014 17:35
A come A2…dove siete protagonisti ormai da qualche anno, spesso nelle zone di vertice, in questa stagione avete cambiato qualche pedina, con la perdita del capitano Brondi, l’addio ( o arrivederci ) di Galassi volato in Germania per motivi di studio e professionali, dello straniero Hollis. Gente che va e gente che viene, diversi sono stati gli innesti, con due giovani di scuola nerviese come Brambilla e Ravina, il centroboa Castagnola e lo straniero Mijanovic, quindi la squadra si compone di un giusto mix di giovani e giocatori esperti come Luccianti, sempre a tirare la carretta e il portiere Scanu, sempre tra i più affidabili della categoria. Nonostanti i cambi ogni anno la tua mano si vede, la capacità di mettere insieme giocatori diversi e l’esperienza in questa categoria. Siete partiti un po’ in sordina quest’anno, tra alti e bassi, ma adesso siete secondi e sembrate inarrestabili.
A quindi anche come A1…per voi è un sogno. E’ qualcosa a cui puntate veramente arrivati a questo punto oppure volete fare un processo di crescita graduale? Questo risultato sarebbe il frutto di un lavoro di più anni che tu hai iniziato una volta terminata la tua carriera da giocatore e hai migliorato con il passare del tempo. Come definisci il tuo percorso e quali tappe sono state fondamentali per la crescita del Quinto?
C’è soddisfazione per la crescita della squadra nel corso degli anni, con interpreti diversi anche, ma soprattutto nell’arco della stagione, una crescita sulla quale nessuno avrebbe scommesso un centesimo, frutto della disponibilità della squadra al lavoro senza mai accontentarsi di quello che avevamo fatto. Mai mollare però, perchè nonostante i tanti pregi abbiamo anche tante situazioni tattiche e mentali su cui dobbiamo crescere se vogliamo mantenere questa posizione in classifica da qui alla fine e se vogliamo continuare a migliorarci. Lo dico con la massima sincerità, non so dove possa arrivare questa squadra ma se dovessimo raggiungere i play off non li giocheremo certo per fare le comparse, ma con la voglia e determinazione di arrivare fino in fondo.
Quali sono per te momenti migliori e peggiori e nella stagione attuale, di cosa sei più o meno soddisfatto ( giocatori ecc)?
I momenti difficili sono state le sconfitte con l’Andrea Doria e con il Lavagna, quando abbiamo giocato partite con grande generosità e furore agonistico ma, nei momenti decisivi, con la paura di una squadra che non è consapevole delle proprie potenzialità. Tante critiche e tanti dubbi hanno accompagnato le nostre vacanze di Natale ma non ci siamo mai persi d’animo, non abbiamo smesso di lavorare consapevoli che il nostro valore potesse essere maggiore di quanto dimostrato fino ad allora. Il momento migliore, invece, deve ancora arrivare perché la partita successiva è sempre quella più importante.
B come battaglia…Partiamo dall’ultima grande battaglia vinta, una delle tante nella stagione perché chi vede le partite del Quinto non può non definirle tali. Avrai ancora negli occhi l’impresa di Trieste, con il tempo che scorreva rapido , che vi ha visto perdere un uomo importante subito all’inizio per gioco violento mentre il punteggio continuava ad essere vostro nemico, con gli avversari che avrebbero potuto decollare ancor di più rispetto al 5 a 1 iniziale grazie ad una brutalità a vostro sfavore. Partita in salita. La metafora di una stagione, il saper uscire dalle difficoltà, ecco venir fuori quello che definiamo “Spirito Quinto”.
Determinazione e voglia di non darsi mai per vinti, soprattutto in momenti come questi, rabbia, sacrificio, amalgama di squadra e una caratteristica che vi contraddistingue ormai da qualche anno, il ritmo. Qui c’è il mix e il meglio di un vero gruppo, la concentrazione e la mentalità ma è evidente anche la mano dell’allenatore, il modo in cui prepari questo tipo di partite in settimana, dove ogni incontro è visto come una battaglia. Sei quindi un motivatore ma anche un ottimo preparatore fisico e atletico, ma dove sta il segreto nel tirare fuori il massimo da tutti?
La vittoria di Trieste è stata una prova di maturità della squadra che nel momento di difficoltà ha trovato energie mentali per invertire le sorti di una partita che sembrava segnata con Trieste che giocava in scioltezza e noi che invece faticavamo ad entrare in partita. E’ bastato un episodio a cambiare l’inerzia della partita con il goal del 5 a 2 in contropiede di Brambilla quando eravamo ancora in inferiorità numerica. Da lì in avanti Trieste ha perso tutte le sue certezze mentre noi di minuto in minuto abbiamo preso sempre più forza e coraggio, consapevoli di poter fare un’impresa, e così è stato.
Non sta me a dire se sono un buon motivatore, allenatore o meno ma a chi dal mio modo di lavorare, dalla mia richiesta di impegno e disponibilità, dalla mia passione per questo sport trova la voglia di non accontentarsi e migliorarsi, solo chi ragiona così è nel posto giusto, chi invece dalle mie esigenze di allenamenti, dai miei modi talvolta ineducati, dalla mia continua richiesta di impegno e concentrazione si sente oppresso e impossibilitato a esprimersi, allora è giusto che continui il proprio percorso in un’altra squadra.
C come cuore… In questi anni, soprattutto in casa, nelle partite avete gettato il cuore oltre l’ostacolo, perché in questo sport oltre al cervello, alla capacità di gestire i momenti, il sapere quando accelerare e invece ragionare ci vuole anche qualcosa in più, che esula dal ruolo dell’allenatore. Con il cuore avete vinto diverse battaglie, quale è il ricordo più vivo e bello che hai in mente di questi grandi anni passati in biancorosso?
Alla piscina di Bogliasco abbiamo legato i ricordi più belli della nostra storia recente. E’ una piscina ostica e spigolosa come siamo noi e com’è la Rari Nantes Bogliasco con cui negli anni abbiamo sempre collaborato in modo positivo. Il ricordo più nitido è sicuramente la vittoria con Catania in gara 2 dei playoff nella scorsa stagione con la piscina stracolma di colori biancorossi per una squadra di carattere per cui l’attaccamento alla società è forte e per questo avrà sempre un posto speciale nel mio personale album dei ricordi.
C anche come casa, Quinto è questo per te…Riallacciandoci alla risposta precedente, cosa ti senti di dire nei confronti di questa società che ti ha dato e per cui stai dando tanto? Considerando comunque il pregio di vedere ogni sabato una gradinata così piena, in una categoria come la A2, questo dovrebbe essere un esempio per uno sport che sta perdendo sempre più appeal?
Lo Sporting Club Quinto non è una società come le altre e non è una frase fatta perchè, senza una piscina nè di proprietà né in gestione, con una sede sociale arroccata sugli scogli, con la sola pallanuoto tra le attività sportive, ogni cosa che abbiamo ottenuto ce la siamo guadagnati senza aiuti da parte di nessuno. Solo il lavoro di un gruppo dirigente, prima che competente, appassionato e strettamente legato alla società ci ha permesso di raggiungere la posizione in cui siamo. Ma il bello deve ancora venire, perché con oltre 100 bambini dall’under 17 a seguire sono sicuro che a breve arriveremo a dire la nostra anche a livello giovanile nazionale.
Il grosso seguito che abbiamo alle partite dell’A2 è frutto di questo essere un po’ diversi dagli altri con tanti “quintesi” che ci seguono e tanti ragazzi e famiglie del settore giovanile che sentono questo spirito di appartenenza, questo è un aspetto molto bello di questa piccola grande realtà.
F come futuro… Cosa vedi nel futuro prossimo e allenare qui è sempre stato il tuo sogno o, come è lecito, ambivi a fare un altro tipo di carriera?
Ho ancora un ricordo vivo di quando Paolo Fini mi propose di allenare e mi disse: “Sei la persona giusta”, un’emozione indescrivibile e non ci ho pensato due volte a dire di sì, perchè questa è sempre stata la mia famiglia. Dopo qualche anno posso dire che il percorso fatto insieme è stato più che positivo, a Paolo devo questo passo decisivo nella mia carriera sportiva e nella mia vita, step che senza di lui difficilmente avrei fatto. Sinceramente non riesco a immaginarmi su una panchina diversa da questa e l’obiettivo a medio termine deve essere questa crescita costante di tutto il nostro movimento, intendo dalla prima squadra passando per la società fino ad arrivare al settore giovanile. Io vivo di sogni, soprattutto sportivi, e uno di questi non può che essere di raggiungere traguardi importanti ed ambiziosi per il momento con questa società. Poi quello che potrà succedere nel futuro non lo si può mai dire.
G e N come Gabriele Luccianti e Nicolò Scanu … Il primo è il tuo “alter ego” in acqua diciamo, che si aggiunge all’immenso lavoro che fai tu sul bordo e in settimana, aiutando i compagni in acqua. Figura carismatica, importante, esperta e insieme a lui il portiere, spesso autentica “saracinesca” che arriva laddove la difesa non riesce a coprire. Quali parole vuoi spendere per loro due?
Con Paolo Fini prima e con Lorenzo Marino adesso abbiamo sempre puntato su giocatori con motivazioni e con disponibilità indipendentemente dall’età. Che dire, loro due hanno la fame e la voglia che tanti ragazzi di vent’anni non hanno lontanamente e questa è la loro forza. Gabriele oltre alle qualità indiscusse che ne fanno il giocatore con la migliore visione di gioco della A2, è un educatore sportivo, lo vedo ogni giorno nel lavoro con i compagni più giovani in acqua, trasmettendo la passione e la mentalità, due ingredienti fondamentali in questo sport. Abbiamo un confronto continuo che sicuramente è ed è stato una fonte di crescita del sottoscritto come allenatore.
Lo stesso vale per Nicolò, l’esempio lampante di come il lavoro paghi sempre. Nonostante gli impegni lavorativi gli impediscano di fare doppi allenamenti è sempre presente la sera, dove è il primo ad entrare e l’ultimo ad uscire, tanto che il suo rendimento è stato sempre altissimo e ne fa insieme a Jurisic e a Ferrari uno dei migliori portieri della categoria.
L come “ Locky” Hollis… Il pensiero più grande in questa stagione andrà sicuramente a lui, pedina importante l’anno scorso e biancorosso anche a distanza, sta lottando contro un male che lo ha colpito ma che non gli ha impedito di andare avanti, combattere, con la sua forza interiore. Voi lo state aiutando, avete organizzato una raccolta fondi per facilitarne le cure, un’iniziativa da prendere come esempio di grande umanità perché per un ragazzo così giovane la ferita è ancora più forte. Forti anche fuori dal campo quindi, la sua pronta guarigione forse sarà la vostra più bella vittoria e anche quella di tutto il mondo pallanuotistico. Il tuo pensiero da girare a lui?
La raccolta di fondi è stata promossa dai suoi amici australiani, tra cui Samuele Avallone, e noi abbiamo aderito con entusiasmo raggiungendo e inviandogli la somma di 1.500€. Questa è stata una corsa spontanea di tutti i componenti della famiglia Quinto (atleti, ex atleti, tecnici, famiglie di atleti, sponsor, tifosi, simpatizzanti) ma mi piace sottolineare anche il supporto dei ragazzi della RN Bogliasco che ci hanno aiutato e supportato in questa iniziativa.
Sia io che i ragazzi sentiamo Loki giornalmente e non passa settimana in cui lui non mi chieda della squadra e del campionato. È un ragazzo forte che nella malattia sta dimostrando grande positività cercando di guardare sempre al futuro sognando di ritornare presto in acqua per inseguire il sogno olimpico con la sua nazionale. La sua forza di volontà è tale che sono sicuro che riuscirà a vincere la sua battaglia e a coronare il suo sogno.
O come Otto vittorie consecutive… un record per voi o poco ci manca. Adesso non vi ponete limiti, ma quale è l’obiettivo primario?
L’obiettivo è lavorare e crescere perché ne abbiamo i margini ma questo dipenderà solo dalla testa dei ragazzi, se si sentiranno soddisfatti e appagati da quanto fatto finora o se da ogni vittoria riusciranno a trovare la voglia e gli stimoli giusti per continuare a lavorare e crescere sempre di più. Se poi questa nostra maturazione ci porterà a giocarci traguardi importanti non ci tireremo certo indietro sapendo di poter contare sul supporto della società pronta a rimboccarsi le maniche per essere all’altezza di qualsiasi risultato sportivo raggiunto dalla squadra.
P come Play Off…Ormai mancano 5 giornate, sarebbe quasi impossibile per il Quinto non fare i play off, ma arrivare secondi sarebbe un risultato personale grandioso. Questa è l’annata migliore?
Dietro Verona, che ha ammazzato il campionato, ci siete voi, tra i terrestri la squadra con il rendimento più alto in stagione, ma quale è stata la vostra forza in un campionato così equilibrato e quale la svolta? Fare i play off da secondi al momento vi riserverebbe un avversario come il Vis Nova, un po’ un Quinto del Sud, giovane e forte. Ma ai play off non c’è un avversario più facile degli altri, sia esso Civitavecchia, Ortigia o Palermo. Ti senti di esprimere una preferenza?
Innanzitutto mancano ancora tanti punti e il calendario che ci aspetta è insidioso, quindi l’obiettivo playoff è ancora da raggiungere. Chiaramente a cinque giornate dalla fine la posizione è ottimale e i risultati della squadra hanno portato ad innalzare l’asticella degli obiettivi, ponendoci come primo quello di raggiungere il piazzamento migliore possibile. Ho guardato poco il girone Sud ma mi sembra che i pronostici della vigilia siano stati finora rispettati con il solo Catania un po’ al di sotto delle aspettative (anche se ampiamente scusabile per via dei problemi ben noti a tutti). Civitavecchia, Ortigia, Telimar e Catania sono tutte squadre di grande esperienza, abituate a giocare partite da dentro o fuori mentre Vis Nova è il nuovo che avanza con giovani di primissimo livello.
Non ho preferenze se non quella di poter eventualmente arrivare ai playoff godendo di una posizione di vantaggio almeno al primo turno e questo dipenderà solo da noi.
Q come Quinto…ogni cosa aggiunta è libera
Lorenzo, Fabrizio, Giorgio, Grizzly, Ghigo, Checco, Alberto, Piergiulio, Andrea, Stefano, Rita, Filippo sono la forza di questa società. Dirigenti vecchi e nuovi, ex dirigenti che lavorano quotidianamente per far crescere questa società su basi solide e principi sani. Per nessuno di loro è un peso dedicare tempo alla società e ognuno di loro è tifoso, attaccato ai colori sociali.
Questa è la forza dello Sporting Club Quinto.
S come Straniero… Avete cambiato spesso straniero, da Vuksanovic, Antonjevic, Kacar, Gilchrist, Mc Donnel, Hollis, per arrivare quest’anno al montenegrino Mijanovic, partito un po’ in sordina ma adesso pianamente integrato nel gruppo grazie anche al suo ottimo italiano. Difficilmente sbagliate nella scelta di questa pedina, quali differenze rispetto ai giocatori passati, pregi e difetti?
Vuksanovic, Antonjevic e Kacar erano giocatori già affermati e con curriculum. Con Gilchrist, Mc Donnel e Hollis abbiamo fatto delle scommesse tutte vinte trovando oltre a ottimi pallanuotisti anche ragazzi che si sono perfettamente inseriti. Specialmente gli australiani sono stati ragazzi che ci hanno portato grande cultura del lavoro e ci hanno trasmesso la loro grande forza di volontà: per raggiungere i loro sogni sportivi sono stati disposti a lasciare i loro affetti e venire in Italia per migliorarsi e per crescere. Infine la scelta di Mijanovic, un giocatore in linea sia con le nostre disponibilità sia con la nostra filosofia, essendo un ragazzo positivo e di esempio per i giovani. La sua crescita è coincisa con quella della squadra e mi fa particolarmente piacere perché in troppi l’avevano troppo presto etichettato come un “bidone” ma agli stranieri va lasciato tempo e tranquillità, senza dare giudizi affrettati, se si vuole metterli nelle condizioni migliori per esprimersi. Così è stato e adesso Nikola è quello che si può ammirare ogni sabato.
T come Top e Flop… Questa è la rubrica che ci ha accompagnato tutto l’anno, quali sono le squadre e/o giocatori che hanno fatto meglio o peggio? Il Quinto e Paganuzzi sono tra i Top?
Il Quinto deve ancora dimostrare di essere tra i top perché mancano ancora 5 giornate e tutto può succedere. Mi ripeto, ma l’errore più grande che possiamo fare è quello di credere di poter vivere di rendita di quanto fatto finora, dobbiamo affrontare ogni settimana con immutata voglia di emergere e di vincere. Continuo a pensare che il Camogli sia la squadra che abbia avuto un rendimento al di sopra delle aspettative e questo merito è sicuramente frutto del tanto lavoro di mister Magalotti.Tra i giocatori penso a Vuksanovic, sempre decisivo per il Torino e al portiere Ferrari che in questo campionato sta facendo la differenza per la sua squadra.
Z come Zona “M”… Un tuo cavallo di battaglia, uno schieramento difensivo per poi giocare all’attacco e in contropiede, quindi liberare tutta l’esplosività della tua squadra. E’ uno schema che sei andato via via adottando nel corso degli anni o un tuo marchio di fabbrica? Quale è l’allenatore a cui ti sei ispirato o a cui devi molto?
Ho avuto 3 allenatori e sono stati tutti importanti nella mia crescita: Marco Risso mi ha trasmesso la passione per questo sport, Stefano Carbone mi ha trasmesso l’attaccamento verso la società Quinto e per primo mi ha dato fiducia come giocatore e come tecnico delle giovanili; infine Matteo Greco che mi ha insegnato la cultura del lavoro e che senza sacrifici non si ottengono risultati.
Per quanto riguarda la zona M è un sistema difensivo che abbiamo usato tanto, in qualche caso anche abusato, ma credo che sia un ottimo impianto difensivo per la A2, essendo un concentrato di organizzazione di movimenti e di psicologia, mentre salendo il livello diventa sempre più di difficile applicazione. Recentemente stiamo provando a cambiare qualcosa nel modo di difendere cercando di sfruttare maggiormente alcune caratteristiche della squadra.
Non ci resta che fare un grosso in bocca al lupo a te e al Quinto per questo finale di stagione.
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