Dove eravamo rimasti? Al tardo pomeriggio del 25 giugno quando, dopo il fischio finale della gara con il Civitavecchia che sanciva la storica promozione dei colori biancorossi in serie A1, il capitano di mille battaglie Gabriele Luccianti chiudeva la sua carriera da pallanuotista con un trionfo. Epperò ci sono storie che non finiscono, rimangono ancorate nel cuore e nella mente. Quella fra Luccianti e il Quinto, e fra Luccianti e la pallanuoto in generale, è una di queste. E quindi inizia un nuovo capitolo, ma il libro non finisce. Mercoledì in casa del Posillipo il “nostro” Gabriele inizierà una nuova avventura, quella da vice allenatore del Genova Quinto B&B Assicurazioni.
Gabriele, come è nata questa esperienza?
“Quando è finita la scorsa stagione ho incontrato Marco Paganuzzi e i dirigenti della società, chiaramente sapevano che quello sarebbe stato il mio ultimo anno da giocatore e che mi sarebbe piaciuto restare in questo mondo e continuare a dare una mano a questa società alla quale sono profondamente legato, non esagero quando dico che si tratta di una seconda famiglia”.
Quindi la scelta di diventare vice allenatore…
“Sì, mi è stata offerta questa possibilità e ho accettato al volo. Si tratta di un modo per capire anche quale potrà essere il mio ruolo in futuro: allenatore, dirigente, o magari nelle giovanili… Vedremo”.
Ti manca vivere in prima persona l’acqua, gli allenamenti e l’atmosfera dello spogliatoio?
“Sinceramente no, l’acqua non mi manca, per ora. Anche in questi mesi che ho visto i ragazzi allenarsi praticamente tutti i giorni, e ho visto la fatica che facevano, ero contento della scelta”.
Però ti mancherà il clima gara…
“Quello può essere. Ma la partita rappresenta il vertice di un lavoro che inizia lunedì e finisce pochi minuti prima del fischio d’inizio. Quindi sì, mi mancherà quel momento, ma sono consapevole dei sacrifici che servono per arrivarci, quindi mi godo questo nuovo ruolo”.
Come cambiano le partite da giocatore ad allenatore?
“Vedi tutto con un occhio diverso, sicuramente in modo più lucido. Alcune cose che in vasca sfuggono dalla panchina sono evidenti”.
A Napoli inizierà il tuo corso alla “scuola” di Marco Paganuzzi…
“In realtà il rapporto fra di noi non è cambiato più di tanto. In questi anni Marco si è sempre confrontato molto con me, anche se le scelte finali, come era logico che fosse, sono sempre state le sue. Potrò imparare molto, questo sicuro: Marco è un perfezionista, cura ogni dettaglio, assorbe come una spugna qualsiasi indicazione. E negli ultimi anni è cresciuto tantissimo, insieme alla squadra: i risultati sono lì a dimostrarlo”.
Vista la tua esperienza, come si è mossa la società, sui vari fronti, per preparare il campionato di serie A1?
“Nel corso degli anni, insieme a Marco e alla squadra, è crescita tantissimo anche la società che anche in questo frangente ha fatto tutto quello che c’era da fare, sfiorando l’impossibile con i mezzi a disposizione. Giudico positivamente la campagna acquisti, che ha seguito la falsariga degli anni scorsi: un gruppo storico di sei, sette elementi da migliorare mercato dopo mercato. Poi il verdetto della vasca è sempre imprevedibile, ma quello che si poteva fare è stato fatto”.
Quale potrebbe essere l’arma in più?
“Credo che il valore aggiunto sia sempre dato da un’ideale commistione tra singoli e gruppo. Mi spiego: ognuno deve pensare a dare anzitutto il meglio come singolo, per poi abbracciare questa logica anche come squadra. Un aspetto importante soprattutto in serie A1”.
foto di Carlo Rinaldi
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