Quando finiscono storie sportive lunghe sette anni non è facile condensarne il bilancio – fatto di vittorie, sconfitte, momenti esaltanti e altri meno, aneddoti e ringraziamenti – in poche righe. Però ci proviamo, nonostante l’avventura di Matteo Spigno con la calottina biancorossa sia stata lunga e ricca di storie da raccontare. Un’avventura che ora è giunta al capolinea, ma come insegna Antoine de Saint-Exupéry “per ogni fine c’è un nuovo inizio”, e così sarà anche questa volta. Con nuovi colori, nuovi traguardi, ma un bagaglio pieno zeppo di sorrisi ed esperienza che non potrà che fare comodo al mancino.
Matteo, ti aspettavi questa decisione da parte della società?
“Un po’ sì, se devo essere sincero. Avevo già detto a chiare lettere che il prossimo sarebbe stato il mio ultimo anno da giocatore, o che al massimo ne avrei fatti altri due, e quindi era logico che si decidesse di puntare su altre persone per iniziare un nuovo ciclo. Nello sport e nella vita funziona così. Però non posso dire di non essere dispiaciuto, farei un torto a me stesso. Se sono rimasto così a lungo in questa società è perché mi sono trovato bene, benissimo. Da quintese, è stato un onore vestire questa calottina e difendere questi colori, lo rifarei altre mille volte e adesso ho il nodo in gola. Ma a Marco Paganuzzi l’ho detto chiaramente: mi spiace, ma nessun rancore, ci mancherebbe. Capisco la scelta“.
Sette anni, tanti momenti esaltanti e forse solo una pagina un po’ sbiadita, ovvero la recente retrocessione…
“Sì, le cose stanno in questi termini. Se devo scegliere gli attimi più belli non posso che pensare alla festa promozione dell’anno scorso, è stata fantastica, ho provato sensazioni bellissime. Ma mi viene in mente anche il mio primo play off di A2, quello con il Catania: in piscina era venuta tantissima gente a sostenerci, c’era una cornice da brividi. Eppoi i gol all’ultimo secondo contro Sori e Lavagna, entrambi realizzati contro dirette concorrenti. Sono cose che mi resteranno dentro per sempre. Fra i momenti negativi, appunto, la retrocessione e poi quella sconfitta all’esordio l’anno scorso, con il Wasken Fanfulla. Ma lì, con il seno di poi, avevamo solo preso la rincorsa per il grande salto…“.
In queste circostanze i ringraziamenti sono d’obbligo.
“E dovrei farne migliaia, difficile fare pochi nomi. Penso a Marco Paganuzzi, mi ha dato fiducia per sette anni, complimentandosi quando era necessario e urlandomi di tutto in altre circostanze, ma è stato giusto e bello così. Grazie a tutti i miei compagni, a partire da Alberto Galassi e Andrea Amelio, che mi hanno insegnato con l’esempio come si sta in una squadra da professionista, e da Alessandro Palmieri, Luca Bittarello, Armando Turbati e Nicolò Scanu, sempre al mio fianco. Grazie a tutta la società per essersi sempre fatta in quattro per noi, a Piergiulio che ha una passione unica ed è sempre a bordo vasca. Grazie a Gianluca Silipo e alla sua Magia srl che ci ha permesso di organizzare al meglio le trasferte più complicate e arrivare riposati in piscina: è stato determinante, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Grazie alla mia famiglia che mi ha supportato e sopportato, in particolare alla mia gemella Maddalena e alla mia fidanzata Greta: quante cene saltate, quanti fine settimana sempre rimandati per stare dietro alla pallanuoto. Hanno avuto pazienza“.
Resterai tifoso del Quinto?
“Non potrei fare altrimenti. Sono quintese, questa è stata la mia prima, vera squadra da “grande”, c’è un pubblico straordinario che in questa stagione ci ha sostenuto anche quando eravamo già retrocessi. Questa società ha un grande futuro davanti, un futuro che poggia le sue basi su un settore giovanile straordinario“.
E’ arrivato il momento di tagliare i capelli?
“Vediamo… A febbraio mi laureerò in ingegneria e poi dovrò cercare lavoro. Facciamo così: se i primi colloqui non andranno bene, metterò subito mano alle forbici. Altrimenti bisognerà aspettare ancora!“.
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