Colombo, un ingegnere come team manager: “L’Iren Quinto è ormai casa mia, Bittarello farà bene”

In una squadra funziona un po’ come a teatro: c’è chi va sul palco a recitare e si prende gli applausi, chi deve ‘accontentarsi’ – quando va bene – di una citazione scritta in piccolo sulla locandina dell’evento, anche se senza il suo contributo quello spettacolo non sarebbe mai andato in scena. Esistono ruoli delicati e importanti, che costruiscono la quotidianità della vita di un gruppo. Uno di questi è quello del team manager, figura ‘tuttofare’, indispensabile per gli equilibri di un gruppo. Nell’Iren Genova Quinto l’apprezzato titolare di questo ruolo dal 2015 è Davide Colombo, che da un anno è anche nel consiglio direttivo del club biancorosso e nella vita ‘di tutti i giorni’ è uno stimato ingegnere di Leonardo, la ex Finmeccanica.

Davide, come è iniziata questa avventura?
“Sette anni fa mi ha chiamato Fabrizio Brondi, bisognava sostituire in quel ruolo Lorenzo Marino che aveva impegni di lavoro fuori Genova. Ho parlato un po’ con lui, un po’ con Marco Paganuzzi, e in breve volgere di tempo ho deciso e accettato questa possibilità. Adesso, all’alba della mia ottava stagione, non posso che essere felice di quella decisione”.

L’amore per la pallanuoto non è nato però quell’anno.
“Sono sempre stato un appassionato. Ho giocato nelle giovanili dello Sturla, dove ancora oggi mi diverto con i Master, sino all’Under 20 con esordio in serie B, poi mi sono appassionato al Quinto andando a vedere le gare dei play off di serie A2. In tutti questi anni in questo sport c’è sempre stata una costante, che mi ha fatto e continua a farmi molto piacere”.

Quale?
“Luca Bittarello. Era mio compagno di squadra nelle giovanili, l’ho ritrovato da giocatore e poi da capitano, adesso è l’allenatore della prima squadra. Non ho mai avuto dubbi che sarebbe riuscito ad arrivare a questi livelli perché Luca è una persona molto determinata in tutto quello che fa: dopo averlo fatto da giocatore, sono certo che saprà dimostrare il suo valore anche come tecnico”.

Qual è esattamente il compito di un team manager?
“Mi piace descrivermi come un… facilitatore, insomma quella persona in grado di soddisfare le richieste e i bisogni dei giocatori e chiaramente anche dell’allenatore. Si tratta di compiti che richiedono tanta pazienza e tanta dedizione. Sono grato però di poter svolgere questo incarico, perché mi consente di vivere la realtà di uno spogliatoio come il nostro e la quotidianità di un gruppo che fa sport al massimo livello possibile. Ecco, far parte di un’organizzazione che fa pallanuoto a questo livello è quello che più mi ripaga. In questi anni, poi, i colori biancorossi ormai me li sono cuciti addosso: ho sposato con convinzione questa causa e si è creato un bel rapporto di amicizia anche con tutti i dirigenti che fanno parte di questo club. C’è un grande senso di appartenenza, credo sia la cosa che più di ogni altra contraddistingue la nostra società”.

C’è qualche ricordo particolarmente divertente, almeno rivivendolo a posteriori, del tuo lavoro ‘dietro le quinte’?
“Potrei raccontare tanti aneddoti, ne scelgo uno. Stagione 2016/2017, eravamo in trasferta in casa dell’Ortigia. Avremmo dovuto riprendere il volo per tornare a Genova da Catania al termine della gara, ma un nostro giocatore era stato sorteggiato per l’antidoping e proprio non riusciva a… sbloccarsi. Quindi sono rimasto con lui e abbiamo prenotato il volo successivo, che sarebbe partito due ore più tardi. Una volta sbrigata la faccenda siamo saliti su un taxi, ma c’era un gran traffico e siamo arrivati in aeroporto giusto il tempo per vedere il nostro aereo decollare. Quindi abbiamo dormito lì, in aeroporto, e preso il primo volo del mattino successivo”.

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