Dammi tre parole: testa, cuore e forza. Questa la ricetta di Armando Turbati, ex giocatore dell’Iren Genova Quinto e ormai da cinque anni entrato nello staff tecnico della prima squadra con il delicato ruolo di preparatore atletico, che d’altronde ben si plasma sulla professione scelta anche al di fuori dell’acqua clorata. Con la ripresa degli allenamenti, il suo lavoro – per la gran parte svolto dietro le quinte – diventa centrale: in un campionato lungo e sfidante come quello di serie A1 la preparazione fisica è spesso fattore decisivo, quello che può dare una marcia in più nelle gare che contano, quelle da dentro o fuori oppure giocate punto su punto.
Armando, cinque anni fa il tuo addio alla pallanuoto giocata. Rimpianti?
“Sinceramente, no, non troppi almeno. Avevo smesso perché pensavo fosse arrivato il momento giusto per farlo, volevo crescere nella mia professione e avere un po’ di tempo libero in più per la mia famiglia, in particolare per stare vicino a mio figlio Leone. È andata proprio così, quindi non rimpiango quella scelta. Certo, al sabato può capitare di sentire un po’ di nostalgia, ma il ruolo che ho adesso nell’Iren Quinto mi consente di vivere comunque quotidianamente la pallanuoto, aspetto che per me è molto importante”.
Dopo Gabriele Luccianti e Jonathan Del Galdo, quest’anno lavorerai al fianco di Luca Bittarello, tuo ex compagno di squadra. Sensazioni?
“Non solo compagno di squadra per tanti anni, ma anche avversario in panchina quando io allenavo le giovanili del Quinto e lui quelle dello Sturla. Insomma lo conosco bene e sono felice gli sia capitata questa occasione, penso che per lui sia il momento giusto, un banco di prova attraverso il quale potrà dimostrare il suo valore, che io credo non tarderà ad emergere”.
Che idea ti sei fatto della ‘nuova’ squadra?
“Credo proprio che sia completa e in grado di dire la sua. Dei nuovi per ora ho conosciuto solo Willy Molina, un serio professionista e un grande lavoratore, come era prevedibile”.
Come si articola la preparazione?
“Non sono un grande fan dei lavori di nuoto lunghi, dei chilometraggi elevati, anche se in questo momento inevitabilmente bisogna seguire questa strada. Non dico che arriveremo a fare 20 chilometri alla settimana, ma bisogna metterne un po’ nelle braccia. Poi, mano a mano che si avvicina alla prima gara ufficiale, dopo aver gradualmente aumentato i carichi di lavoro, inizia la fase di scarico, per far sì che i giocatori arrivino ‘freschi’ all’appuntamento”.
Quando si gioca tutte le settimane però le cose cambiano.
“Certamente. In questo periodo si segue un programma più lineare, si può ‘ignorare’ la condizione dell’atleta, cosa impraticabile quando ci sono scontri ravvicinati. Poi, anche in quel frangente, possono capitare settimane in cui si può lavorare con carichi maggiori, magari prima di gare contro Recco o Brescia, e in quel modo si fa un ‘richiamo’ della preparazione”.
E in palestra?
“Lì, da quest’anno, accompagneremo i classici movimenti – penso ad esempio alla panca o agli squat – ad allenamenti più tipici di una preparazione atletica, svolti a corpo libero o con l’ausilio di strumenti come le kettlebell. Ma non è questa l’unica novità”.
Ovvero?
“Da questa stagione cercherò di indirizzare i ragazzi anche sul lato alimentare, fornendo consigli e suggerimenti sulla programmazione dei pasti e sulla scelta dei nutrienti. Si tratta di un aspetto fondamentale nella vita di un atleta che non può e non deve essere lasciato al caso”.
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