Una lettera, pubblicata sul quotidiano Il Secolo XIX, per fare gli auguri agli studenti in occasione della ripartenza delle scuole, in cui sottolinea che sport e studio non solo possono coesistere, ma possono anche essere funzionali uno all’altro. A firmarla, nientemeno che il CT del Settebello Sandro Campagna, con parole capaci di andare dritte al punto e che sono condivise anche dall’Iren Genova Quinto, e nello specifico da chi questo percorso lo ha attraversato o lo sta attraversando: Marco Piccinini, oggi ingegnere alla Fincantieri e con un lungo passato in biancorosso, e Simone Villa, che oggi gioca in prima squadra in serie A1.
Ma per iniziare, ecco la lettera inviata da Campagna al quotidiano genovese: “Cari ragazzi, ma anche cari professori e cari genitori, vado subito al dunque e vi dico che il sistema educativo deve fare squadra. Sono un uomo di sport, lo sapete, ma non uso questo concetto come un facile clichè. Sono convinto, anzi convintissimo, che sport-famiglia-scuola debbano essere le componenti dello stesso sistema. E che studio e sport debbano andare avanti insieme, senza preconcetti reciproci, come avviene da sempre, per esempio, nei Paesi anglosassoni. Sport, famiglia e scuola, insieme, possono produrre ottimi studenti e ottimi sportivi, il che significa un domani cittadini migliori: uno studente che fa bene scuola e sport farà bene nella vita. Il concetto, anzi il preconcetto che se studi e hai risultati a scuola devi guardare da lontano campi sportivi, palestre e piscine Ë sbagliato come pensare che, per eccellere nello sport, devi essere, come si diceva una volta, un po’ asino a scuola. Non sono solo gli esempi che supportano la mia tesi. Prendi la Bocconi, il top in campo educativo in Italia: stanno pensando di cancellare le tasse degli studenti che vanno fuoricorso perché, contemporaneamente allo studio, fanno sport ad alto livello. Riuscire bene a scuola, o all’ università, e nello sport è sinonimo di successo, ma non fine a se stesso. Un’apertura mentale verso questa doppia prospettiva significa preparare ragazzi con la capacità di sviluppare attitudini che un domani metteranno a frutto nella vita e nella professione. Parto dalla base: fare sport significa comprendere la cultura del sacrificio, della fatica, dell’impegnarsi per ottenere un risultato. Ma riuscirci mentre studi significa anche sapere organizzare i propri tempi, la propria vita, ritagliando uno spazio per tutto, anche per il tempo libero. Fare sistema significa un ragazzo che s’impegna per fare bene studio e sport; significa capire, per chi sta dietro la cattedra, questo impegno; e significa aiutare, e mi riferisco ai genitori, i figli a fare tutto questo nel modo migliore. La mia vita è la pallanuoto. Cosa insegna? A faticare in un ambiente non facile, perché noi ci alleniamo e giochiamo nell’acqua, che non è il nostro elemento. A restare calmi e lucidi, anche quando arriva qualche colpo sott’acqua, ed è una metafora, perché nella vita i colpi sott’acqua non mancano. E poi, cari ragazzi, in acqua si galleggia, qualche volta si finisce sotto o proprio come quando va male un’interrogazione, un esame o succede qualcosa che non vorresti -, ma poi si torna a galla e si fa pure gol“.
Parole condivise, appunto, da chi ha già percorso questa strada, come Marco Piccinini, cresciuto nel settore giovanile biancorosso, poi giocatore dell’Andrea Doria e oggi, dopo una laurea triennale in Ingegneria elettronica e una specialistica ottenuta fra Genova e Barcellona, lavora come ingegnere in Fincantieri: “Non è sempre stato facile conciliare l’impegno della pallanuoto con quello universitario – racconta – Ci sono momenti in cui questo si avverte con più forza, come con l’avvicinarsi della sessione che spesso coincide con il momento in cui ci si gioca il lavoro di tutto un campionato, quando mancano solo le ultime partite in ballo e ci si sta giocando magari la posizione che avrebbe portato alla salvezza o quella che avrebbe portato alla promozione. La cosa migliore secondo me è stata il sapere di raggiungere in piscina una seconda famiglia, staccare completamente la spina per allenarsi insieme con il fine di raggiungere un obiettivo. Questo è stato giorno dopo giorno di grande aiuto per scaricare la tensione, specialmente nei periodi più impegnativi. Anche se talvolta possa essere sembrato che i sacrifici fatti per allenarsi potessero non valere la pena, le emozioni che si provano per esempio nel momento di una promozione, quando ci si rende conto che il lavoro fatto come squadra è stato fruttuoso e ha portato a un risultato, sono state tra le più forti mai provate e confermano proprio il contrario“.
“Credo che l’aspetto più difficile sia far combaciare gli impegni sportivi con la pianificazione dello studio e degli esami – prosegue Simone Villa, protagonista con l’Iren Genova Quinto in serie A1 e studente di Architettura – Bisogna tenere insieme tutto, lo studio, gli allenamenti e anche il tempo libero. Un’altra difficoltà è data anche dalla stanchezza fisica e mentale che può sopraggiungere, specie in alcuni periodi dell’anno come questo, in cui la preparazione richiede grandi energie fisiche e può essere difficile trovare la concentrazione giusta per impegnarsi su altro. Nel corso degli anni, però, ho sviluppato una buona capacità di organizzazione e di sacrificio. L’anno scorso, poi, è stato quello del ‘grande salto’ a tutti gli effetti: non solo ho giocato in serie A1, ma ero anche al primo anno di Architettura. Devo ringraziare i miei genitori, che fanno di tutto per rendermi la vita più facile e aiutarmi in questo percorso. In famiglia, poi, ho l’esempio di mio fratello Matteo: anche lui pallanuotista, oggi si laurea in Ingegneria Elettrica“.
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