Ingegnere chimico con un MBA al Politecnico di Milano, ha sempre lavorato in società internazionali attive nel settore dell’industria chimica e oggi è general manager di una azienda in Italia e una in Francia che fanno capo al gruppo belga Oleon. In estrema sintesi è la biografia di Stefano Paganuzzi, che insieme a Ferdinando Garrè e Pietro Mondini è da pochi giorni uno dei nuovi membri del Consiglio Direttivo dello Sporting Club Quinto. E, nel mondo biancorosso, quel cognome non è un cognome come tutti gli altri.
“Non lo nascondo – confida proprio Stefano Paganuzzi – il fatto di essere stato ‘chiamato’ dalla società cui Marco ha dedicato la sua passione per tanti, tantissimi anni è stata una motivazione in più per accettare l’incarico. Fra lavoro e famiglia il tempo a disposizione è sempre poco e non si prendono questi incarichi giusto per avere un biglietto da visita in più: lo si fa se ci si crede e io non posso che credere in questo progetto disegnato proprio da mio fratello. Nel contempo, sono contento e onorato della fiducia che la società, a partire dal presidente Giorgio Giorgi, ha voluto riporre in me. Già in passato c’erano state occasioni in cui eravamo vicini a questo passo, adesso si è concretizzato”.
Di certo però il legame fra Stefano Paganuzzi e il Quinto non è cosa recente. “Come potrebbe esserlo? – continua il diretto interessato – Ho giocato nella Juniores biancorossa negli anni ’80, poi ho smesso proprio quando mio fratello stava iniziando la sua trafila, passando dagli Allievi a diventare capitano della Prima Squadra e poi da allenatore delle giovanili a tecnico che ha portato il club in serie A1. Marco, lo sanno tutti, era legatissimo al Quinto, cui dedicava tutto il suo tempo libero, e insieme a lui ho vissuto le gioie e le delusioni che lo sport porta. Nel corso degli anni ho conosciuto tanti dei protagonisti della società che si sono succeduti nell’organigramma, adesso non vedo l’ora di iniziare a lavorare con loro. Parliamo di una società strutturata, consolidata da anni nel massimo campionato nazionale, pur senza poter contare su una piscina di proprietà o comunque in gestione. E questo vale per la prima squadra in serie A1 come per le formazioni giovanili, che hanno raggiunto la leadership a livello regionale e nazionale. Mi auguro di poter dare una mano anche in questo senso, sotto il profilo dell’impiantistica sportiva, contribuendo con la mia esperienza di lavoro anche in ambito internazionale”.
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